Pianificare la sicurezza informatica nei periodi di chiusura aziendale
Per la maggior parte delle aziende, le chiusure per ferie estive, le festività natalizie o i ponti rappresentano un momento di pausa. Per chi ha la responsabilità della sicurezza informatica in una PMI, questi periodi costituiscono uno scenario operativo particolare: mentre il traffico dati legittimo diminuisce e gli uffici si svuotano, il rischio di un incidente aumenta esponenzialmente. Non si tratta di una percezione dettata dallo stress del ruolo, ma di una situazione reale confermata dai dati: i momenti di “bassa attività operativa” sono sfruttati dai criminali informatici per massimizzare l’efficacia degli attacchi, approfittando di difese meno presidiate.
Studi recenti sul ransomware evidenziano una correlazione diretta tra i periodi di personale ridotto e il successo delle intrusioni. A livello globale, tra il 50% e oltre l’80% degli attacchi ransomware va a segno proprio durante i weekend e le festività (Fonte, link esterno). In Italia, il dato è altrettanto allarmante: il 58% delle organizzazioni intervistate ha dichiarato di aver subito attacchi ransomware in questi periodi (Fonte, link esterno). Questo accade perché i gruppi criminali attaccano quando la capacità di rilevamento e risposta è rallentata: questo permette loro di infiltrarsi, cifrare i sistemi e persino negoziare riscatti prima che l’azienda riesca a organizzare una reazione efficace.
Per un CISO di una PMI italiana, che spesso opera come figura ibrida tra management IT e sicurezza con budget contenuti, la pianificazione per i periodi di chiusura non può essere un semplice dettaglio operativo. Deve essere una componente centrale della strategia di cyber resilience, strettamente collegata alla Business Continuity e alla compliance (GDPR, NIS2). Se consideriamo la sicurezza informatica come un sistema di allarme domestico, i periodi di chiusura rappresentano il momento in cui i proprietari sono assenti o il sistema è parzialmente disattivato: i ladri (nel nostro caso i cyber criminali) scelgono proprio questa finestra di minor resistenza per agire, sapendo di avere più tempo a disposizione prima che l’allarme venga gestito.
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Perché gli attacchi Ransomware aumentano durante festività e weekend
Il 2024 Ransomware Holiday Risk Report (fonte, link esterno) e i successivi aggiornamenti rilevano che l’86% delle aziende colpite da ransomware ha subito l’attacco proprio in un weekend o in un periodo di festività. Considerando che questi giorni rappresentano circa il 30% dell’anno solare ma concentrano oltre la metà degli incidenti gravi, il rischio giornaliero risulta fino a due volte superiore rispetto ai giorni lavorativi ordinari.
Questa tendenza non risparmia l’Italia, dove la correlazione è altrettanto marcata. Anche il Garante Privacy, basandosi su dati storici, ha segnalato in passato un incremento di circa il 30% dei tentativi di attacco nel periodo natalizio rispetto alla media mensile, spesso veicolati tramite campagne di phishing a tema (Fonte, link esterno). I settori più colpiti includono ambiti critici per il tessuto economico italiano come il manifatturiero, la sanità, il finance e i trasporti.
La causa primaria di questa vulnerabilità non è tecnologica, ma organizzativa. La maggior parte delle aziende riduce drasticamente il presidio difensivo nei periodi di chiusura: l’85% delle organizzazioni ammette di tagliare il personale del SOC (Security Operations Center) fino al 50% durante le feste (Fonte, link esterno). Anche quando un SOC è formalmente attivo 24/7, spesso opera a “capienza ridotta” nei giorni rossi, creando una “breccia” che permette agli attaccanti di infiltrarsi senza una risposta immediata.
Per una PMI italiana, questo scenario è aggravato da limiti strutturali. Circa l’80% delle PMI segnala una carenza di specialisti in sicurezza e spesso il budget è annegato nelle spese IT generali, rendendo difficile finanziare presidi specifici come l’MDR (Managed Detection and Response) osservatori. Anche gli eventi aziendali straordinari come fusioni o acquisizioni (M&A) generano finestre di rischio simili ai periodi di ferie: il 60% degli attacchi colpisce proprio in queste fasi di distrazione e transizione.
I 3 rischi principali per la sicurezza delle PMI durante le ferie aziendali
Per un CISO di una PMI, comprendere dove si annidano i rischi maggiori è il primo passo per mitigarli. L’analisi incrociata delle minacce e delle capacità difensive ridotte evidenzia tre vulnerabilità strutturali che gli attaccanti sfruttano sistematicamente durante i periodi di chiusura.
Il vuoto di governance e la “Reperibilità Fantasma”
La prima vulnerabilità è decisionale. I report indicano che molti attacchi hanno successo o causano danni maggiori perché, nei periodi di chiusura, i processi decisionali sono lenti e poco chiari. Nelle PMI italiane, spesso la reperibilità è affidata al “buon senso” o alla disponibilità informale dell’IT Manager. Tuttavia, rispondere al telefono non basta: servono chiarezza e pianificazione. Se un incidente si verifica la notte di Ferragosto, chi ha la responsabilità formale di ordinare lo spegnimento dei server di produzione o di disconnettere l’azienda da Internet?
Senza un Incident Commander designato e reperibile, con deleghe chiare per agire anche in assenza dell’imprenditore, il tempo di reazione si dilata. Definire un Incident Response Playbook con varianti specifiche per l’orario non lavorativo è quindi cruciale per evitare la paralisi decisionale.
Identità e Directory
Tecnicamente, il tallone d’Achille durante le festività è rappresentato dai sistemi di identità. La quasi totalità degli attacchi ransomware moderni compromettono i sistemi di gestione delle identità e degli accessi, per elevare i privilegi e muoversi lateralmente nella rete. Molte organizzazioni (il 61%) non dispongono di sistemi di backup specifici per questi ambienti critici e si affidano ai backup generici dei server che spesso non garantiscono un ripristino pulito e veloce della directory.
Durante i periodi di fermo, il monitoraggio su cambi anomali di privilegi o creazione di nuovi utenti admin è spesso meno attento: questo permette agli attaccanti di consolidare la propria posizione per giorni prima di sferrare l’attacco finale. Proteggere l’identità e garantire la capacità di rollback è una priorità assoluta, spesso trascurata rispetto alla protezione dell’endpoint.
La Supply Chain “in ferie”
Le PMI italiane hanno una dipendenza strutturale da provider esterni (MSP, cloud provider, fornitori di servizi SaaS). Una vulnerabilità critica risiede nel fatto che un incidente potrebbe colpire il fornitore proprio durante una chiusura, oppure che la capacità di reazione della PMI dipenda da un MSP che opera a organico ridotto. Spesso i contratti e gli SLA standard non coprono esplicitamente i tempi di risposta rapidi durante festività e weekend.
Senza accordi chiari e una mappatura dei fornitori critici, la PMI rischia di trovarsi isolata, impossibilitata a contattare chi gestisce tecnicamente il firewall o i backup proprio nel momento del bisogno. È quindi essenziale verificare che provider e fornitori mantengano standard di sicurezza e operatività allineati alle esigenze aziendali anche nei giorni rossi del calendario.
Business Continuity e Cyber Security: il piano per la chiusura
La pianificazione della sicurezza per i periodi di chiusura diventa quindi un’estensione del Business Continuity Plan. L’obiettivo è garantire che i servizi critici sopravvivano o possano essere ripristinati rapidamente anche quando l’ufficio è vuoto. La strategia si fonda su tre pilastri operativi: integrazione nei piani di continuità, hardening preventivo (congelamento) e monitoraggio automatizzato.
> Leggi anche: “Business Continuity, Disaster Recovery e Incident Response: una strategia unificata”
Dalla Business Continuity al Disaster Recovery
La chiusura aziendale deve essere trattata come uno scenario specifico all’interno del Business continuity plan e del Disaster Recovery Plan. Non basta avere un piano generico: serve definire RTO e RPO sostenibili per una forza lavoro ridotta. Ad esempio, se il CRM viene colpito a Natale, è accettabile che torni online dopo 48 ore? Se la risposta è no, le risorse di recovery devono essere allocate di conseguenza. È fondamentale prendere in considerazione scenari come “ransomware rilevato il 26 dicembre” o “compromissione account amministratore a Ferragosto” e definire step-by-step chi fa cosa.
La tecnica del “congelamento”: Hardening pre-chiusura
Poiché la capacità di sorveglianza diminuisce, è necessario ridurre la superficie d’attacco prima che inizi il periodo di ferie. Questo approccio, definibile come una “checklist di congelamento”, prevede azioni concrete:
- Patching preventivo: aggiornare sistemi critici e chiudere vulnerabilità note su firewall, VPN e portali web, evitando però cambiamenti pesanti (major release) immediatamente a ridosso della chiusura per non introdurre instabilità.
- Riduzione della superficie esposta: disabilitare servizi remoti non essenziali (es. vecchie VPN, RDP aperti) e rafforzare l’autenticazione a più fattori su tutti gli accessi, applicando regole di geofencing per bloccare connessioni da Paesi non rilevanti per il business.
- Backup immutabili: la strategia di backup deve seguire la regola 3-2-1 (3 copie, 2 supporti, 1 off-site), ma con un’aggiunta fondamentale: almeno una copia dei dati deve essere inalterabile. In questo modo ci si assicura contro la cifratura totale.
Monitoraggio intelligente: MDR e Automazione
Per le PMI che non possono permettersi un SOC interno 24/7, la soluzione risiede nell’esternalizzazione e nell’automazione. I servizi di Managed Detection and Response offrono un monitoraggio h24 di endpoint e reti per colmare il gap di personale durante festività e weekend. Inoltre, l’uso di regole automatiche su EDR/XDR (es. isolamento automatico di un host infetto senza intervento umano) permette di bloccare sul nascere minacce che altrimenti dilagherebbero in attesa che un operatore se ne accorga.
Infine, la pianificazione deve considerare gli obblighi di compliance: il GDPR (art. 33) impone la notifica di data breach entro 72 ore, un termine che non si sospende durante le feste. Anche NIS2 impone alle entità essenziali e importanti 24 ore per presentare un allarme preventivo al CSIRT o all’autorità nazionale competente, mentre la notifica ufficiale deve pervenire entro 72 ore dal verificarsi dell’incidente informatico.
> Leggi anche: “NIS 2: per chi è obbligatoria e quali sono i requisiti per le aziende”
Un piano operativo solido è l’unico modo per rispettare queste scadenze e proteggere l’azienda anche sul fronte legale e reputazionale. Per supportarti in questa fase delicata e ridurre il carico mentale, abbiamo elencato le best practice tecniche e le raccomandazioni di governance in uno strumento di lavoro pronto all’uso. Scarica la checklist che trovi qui sotto per verificare punto per punto di aver “chiuso a chiave” ogni porta prima di staccare la spina.
Checklist di Sicurezza Informatica per i periodi di chiusura
Uno strumento di lavoro pratico per essere al sicuro durante le festività e i periodi di chiusura.
Copre 3 aree critiche:
- Hardening Tecnico: dal “Code Freeze” ai backup immutabili.
- Governance: gestione della catena di comando e incident response.
- Supply Chain: verifica SLA fornitori e accessi terze parti.
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